28 gennaio 2009
Come parlano i Burocrati
La quasi totalità dei tecnicismi specifici che incontriamo nella lingua della burocrazia sono presi in prestito da altre lingue speciali, dato che spesso capita che un testo burocratico debba dare disposizioni su diversi ambiti professsionali. Per esempio in una frase come potrà conferire il TFR maturando ad una forma pensionistica complementare, l’acronimo TFR è preso in prestito dal diritto del lavoro.
Al contrario proliferano i tecnicismi collaterali. L’uomo di scrivania, tra le varie alternative a disposizione, si orienta sempre verso quel termine che gli sembra più dotto e lontano dal comune. Dirà espletare (anziché svolgere). Dirà entro e non oltre (sarebbe sufficiente entro). Dirà colonnina di mercurio (e non termometro). Alcune volte la ricerca del sinonimo, della forma colta, può portare a risultati quasi impensabili. Beccaria (1992) racconta di un dirigente di banca che
“si trovò a scrivere una lettera di raccomandazione, e dovendo scegliere una parola per designare il suo protetto nella situazione di colui che’ domanda’, esitò tra richiedente, istante, postulante, e finì per buttarsi sul latinismo, il petente, senza preoccuparsi delle allusioni sgradevoli suggerite dal nobilissimo vocabolo.”
Ricorrono, con una frequenza piuttosto alta, sostantivi derivati verbi, con suffisso zero come per esempio bonifico, esubero, convalida. Ma accade anche il contrario, ossia verbi che derivano da sostantivi come per esempio disdettare da dare disdetta.
La tendenza di “substantivieren” si registra anche nella lingua tedesca: Einleitungserlaubnis deriva dall’espressione zu erlauben, dass etwas eingeleitet werden darf.
Inoltre, abbondano nei testi burocratici espressioni e fraseologie ridondanti come per quanto attiene e si darà luogo all’ascolto. Similmente in tedesco spesso si utilizza il suffisso –nahme, come in Aus Rücksichtnahme auf die Anlieger…, preferita alla forma più semplice Mit Rücksicht auf die Anlieger.
Gli aspetti morfosintattici messi in evidenza nella descrizione dello stile espositivo giuridico valgono anche per i testi burocratici. Si impongono le forme impersonali (si ritiene, si riscontra, si dispone) e, per quanto riguarda la scelta dei modi verbali, ricorrono spesso l’infinito (a decorrere da), il gerundio (utilizzando il fac-simile allegato) e il participio (modulo contenente le informazioni, preso atto).
Sintatticamente il burocrate preferisce esprimersi con periodi complessi e molto lunghi, ricchi di informazioni compattate in più frasi subordinate come per esempio il versante deve compilare in tutte le sue parti, purché con inchiostro nero o nero-bluastro.
Concludiamo con un esempio tratto da un brano di Italo Calvino che presenta le caratteristiche della lingua della burocrazia, evidenziandone il peccato principale: il terrore semantico, per dirla con le parole dello stesso Calvino, cioè la fuga di fronte ad ogni vocabolo che abbia di per se stesso un significato. Il burocrate si rifiuta di chiamare le cose ciascuna col suo nome. Ecco un frammento del brano:
Il brigadiere è davanti alla macchina da scrivere. L’interrogato, seduto davanti a lui risponde alle domande un po’ balbettando, ma attento a dire tutto quello che ha da dire nel modo pù preciso e senza una parola di troppo:”Stamattina presto andavo in cantina ad accendere la stufa e ho trovato tutti quei fiaschi di vino dietro la cassa del carbone. Ne ho preso uno per bermelo a cena. Non ne sapevo niente che la bottiglieria di sopra era stata scassinata”. Impassibile, il brigadiere batte veloce sui tasti la sua fedele trascrizione:”Il sottoscritto, essendosi recato nelle prime ore antimeridiane nei locali dello scantinato per eseguire l’avviamento dell’impianto termico, dichiara d’essere casualmente incorso nel rinvenimento di un quantitativo di prodotti vinicoli, situati in posizione retrostante al recipiente adibito al contenimento del combustibile, e di avere effettuato l’asportazione di uno dei detti articoli nell’intento di consumarlo durante il pasto pomeridiano, non essendo a conoscenza dell’avvenuta effrazione dell’esercizio soprastante”.
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