29 gennaio 2009
Tecnicità o Chiarezza ?
La necessità di precisione e specializzazione
Normalmente quando comunichiamo nella vita di tutti i giorni lo facciamo in modo soggettivo, ossia osservando e descrivendo la realtà dal nostro personalissimo punto di vista.
Spesso attribuiamo alle parole un valore connotativo, ossia giocano un ruolo fondamentale le piccole sfumature di senso che le parole acquisiscono in aggiunta al loro significato base.
Sono ammesse le ambiguità, ossia l’ambivalenza semantica.
Ma la lingua di tutti i giorni non è adatta ad esprimere una materia come il diritto, che è oggettivo e deve assicurare la certezza del diritto. La lingua comune non dispensa obblighi; non ha quell’efficacia giuridica che il diritto pretende. Pertanto è necessario creare una lingua “artificiale” che dia alle parole una valenza giuridica. La terminologia giuridica funziona, e senza di essa sarebbe inimmaginabile riuscire a soddisfare pienamente i fini e i compiti che la materia diritto ha.
Analogamente lo stile impersonale, ufficiale ed uniforme che contraddistingue la lingua della burocrazia è funzionale alla prassi lavorativa di un ufficio pubblico, dove ogni disbrigo avviene in modo rigorosamente oggettivo, senza riguardo alla persona.
Dunque la comunicazione specialistica, nel nostro caso quella che si sviluppa in ambito giuridico e burocratico, non pùo prescindere da un lessico specialistico e neanche da scelte linguistiche che si manifestano a livello morfosintattico e testuale. In ogni disciplina o ambito professionale le informazioni devono essere trasmesse in modo ottimale, ossia senza perdità di tempo o energia.
Tuttavia in nessun altro ambito come in quello giuridico e burocratico, nella comunicazione sono coinvolti i non addetti ai lavori: i cittadini. E nel prossimo post vedremo i problemi che comporta.
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