“Chiedo ai miei colleghi e al loro personale di scrivere testi più brevi, che espongano i punti principali in una sequenza di paragrafi brevi e incisivi. [...]
[…] I testi redatti secondo i criteri che propongo possono forse sembrare rozzi in confronto alla levigatezza del burocratese. Ma si risparmierà molto tempo; inoltre, la disciplina necessaria a esporre i punti principali in modo conciso aiuterà anche a pensare più chiaramente.”
È il suggerimento che Winston Churchill, primo ministro britannico, dava agli uomini del . suo esecutivo nel 1940. Già negli anni ’70 parte dai paesi anglosassoni un forte impegno di rinnovamento e di semplificazione del linguaggio giuridico inglese, sfociato poi nel cosiddetto plain English movement.
Negli stessi anni in Germania si susseguono diverse Tagungen, ossia convegni e ricerche sul linguaggio giuridico e legislativo, e la questione della comprensibilità viene affrontata istituzionalmente dal Bundesministerium der Justiz.
Plain words di E. Growers, ossia il primo manuale che fornisce strumenti pratici di semplificazione del linguaggio amministrativo inglese, viene pubblicato già nel 1948. Bisognerà aspettare il 1978, anno in cui viene pubblicato Amtsdeutsch heute di W. Otto, perchè le pubbliche amministrazioni tedesche possano avere un manuale simile a quello dei colleghi britannici. Helmut Kohl, nei primi anni ottanta, quando era appena stato eletto cancelliere tedesco, dichiarava pubblicamente di avere difficoltà a capire la bolletta dell’energia elettrica.
In Italia siamo leggermente in ritardo. Le prime riflessioni teoriche alla ricerca di un linguaggio giuridico e amministrativo più chiaro e funzionale risalgono ai primi anni ottanta. Studi di questo tipo rimangono però circoscritti all’ambiente accademico e scientifico per diversi anni.
Poi, nel 1993, il primo passo concreto verso la semplificazione del linguaggio amministrativo con la pubblicazione del Codice di stile, promosso dall’allora ministro della funzione pubblica Sabino Cassese.
Vari gli aspetti affrontati: dall'impostazione grafica del documento alla forma linguistica vera e propria. Non mancano gli esempi pratici: un’antologia di documenti autentici di vario genere (bandi, moduli, deliberazioni, circolari), con a fianco, versioni rielaborate.
Nel 1994, Cassese vara il progetto Semplificazione del linguaggio amministrativo, il cui prodotto più importante vede la luce quando alla guida del dipartimento c'è Franco Bassanini: si tratta del Manuale di stile, curato da Alfredo Fioritto e inteso come la naturale prosecuzione del Codice. Più agile ed essenziale rispetto al suo predecessore, il Manuale vede ridotte al minimo le premesse teoriche. L’intento è infatti quello di fornire agli operatori della pubblica amministrazione un maneggevole strumento di lavoro, da utilizzare nella pratica quotidiana. Eppure il quadro generale non sembra essere cambiato moltissimo.
Non sono ancora scomparse le lettere indirizzate a codesto spettabile ufficio e nessuno sembra essere tanto ingenuo da credere che manuali e direttive possano cambiare, dall’oggi al domani, il modo di comunicare delle istituzioni.
Tuttavia il lavoro è iniziato. E fortunatamente anche varie amministrazioni, sia centrali sia locali (il Ministero del Tesoro, la Regione Molise, il Comune di Lucca, per citarne alcune), intraprendono autonome iniziative di semplificazione dei propri documenti. I corsi di formazione per funzionari e dirigenti si moltiplicano.
E con piacere registriamo singole commissioni, come quella che, con l’apporto linguistico di Tullio De Mauro, si è occupata di riformare la bolletta dell’Enel, cioè di liberarla dalla consolidata tradizione di incomprensibilità.
Presto nel blog, illustreremo e commenteremo il lavoro di una commissione tedesca formata da esperti di diritto che si sono occupati, nell’ambito di un progetto promosso dal Ministero per la giustizia tedesco, di riscrivere le Zeugenladungen, ossia le citazioni a testimone.
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