Abbiamo già osservato nel post precedente come, nel giudicare se un messaggio risulti chiaro o meno, non si possa prescindere dalla capacità di comprensione del destinatario.
Da adesso in poi ci interesseremo in maggior misura di un’entità comunicativa ben precisa: il testo, come può esserlo una citazione a testimoni per udienza penale oppure una lettera del Ministero delle imposte. Spieghiamoci meglio: testi prodotti entro un contesto di comunicazione giuridica o burocratica da un emittente e decodificati da un ricevente.
Ma facciamo prima due considerazioni:
Anzitutto, l’emittente in questione scrive in qualità dell’istituzione governativa che rappresenta. Pertanto è tenuto a conformarsi allo stile dell’organizzazione per la quale lavora e deve rispettare le direttive che riceve dai suoi superiori.
In secondo luogo, dire destinatario è riduttivo. I destinatari, vale a dire i cittadini, hanno atteggiamenti, conoscenze, necessità e competenze diverse. Inoltre, quotidianamente ogni cittadino riceve materiale informativo cartaceo per posta che può non interessarlo. Di conseguenza sviluppa una sorta di resistenza all’informazione.
Ecco perché assumono particolare importanza aspetti come il dosaggio delle informazioni e la loro giusta organizzazione nel testo.
Ma ritorniamo al messaggio, ossia al testo. Anche il concetto di qualità testuale, così come abbiamo osservato per il concetto di chiarezza, sembra essere piuttosto vago.
A tale proposito si rivela interessante la proposta di Jan Renkema, professore della Tilburg University, il quale, nell’ambito di un progetto di ricerca sull’efficacia della campagna di comunicazione verso i cittadini sviluppata dal Ministero delle imposte olandese, ha elaborato un modello analitico e sistematico per valutare la qualità di un testo.
Criteri per valutare la Qualità di un testo: the CCC - Model
Nella prospettiva del ccc – model, questo il nome del modello, la qualità di un testo è strettamente vincolata al raggiungimento degli scopi che il testo si propone.In pratica, si procede attraverso 15 evaluation points (momenti di valutazione) che si basano su tre criteri essenziali: corrispondenza, coerenza e correttezza.
Per corrispondenza si intende che la qualità di un testo è accettabile solo se l’emittente raggiunge i suoi obiettivi e se vengono soddisfatte le aspettative del ricevente. Nella ricerca dell’equilibrio tra emittente e destinatario abbiamo diverse alternative. Questo spiega il secondo criterio: la coerenza. La qualità di un testo dipende molto dall’abilità di chi scrive di essere coerente con le scelte fatte (struttura, terminologia, impaginazione). Il terzo criterio, la correttezza, impone che il testo non contenga errori, nella forma e nel contenuto.
I tre criteri si applicano ai cinque livelli tradizionali di analisi testuale: tipo di testo, contenuto, struttura, terminologia e presentazione.
Così per esempio se dovessimo valutare il contenuto di una lettera di risposta, inviata ad un cittadino che in precedenza chiedeva delucidazioni sulla detrazione di particolari tipi di imposte, diremmo che, per quanto riguarda il criterio di corrispondenza, la lettera debba rispondere in modo adeguato alle domande rivolte dal cittadino all’ufficio. Allo stesso modo, per quanto riguarda i criteri di coerenza e di correttezza, la lettera deve essere priva di contraddizioni e le risposte devono essere fornite senza errori.
Tirando le somme, non possiamo non ravvisare alcuni limiti nel modello, come per esempio l’assenza di parametri che ci mettano in condizione di stabilire a priori se per esempio la terminologia scelta nella produzione del testo sia appropriata o meno. Probabilmente, per stabilire se le informazioni contenute da un testo siano sufficienti, dovremmo affidarci al giudizio di chi riceve il messaggio.
Tuttavia bisogna riconoscere il valore del modello di Renkema. È nello stesso approccio dello studioso. Finalmente vengono prese in seria considerazione le aspettative ed i bisogni dei destinatari di una comunicazione.
Il sito ufficiale di Jan Renkema.